Il Consorzio è stato costituito nel 1961 da alcuni cittadini di San Daniele e da tutti i produttori del Prosciutto di San Daniele dell’epoca con lo scopo di tutelare il nome Prosciutto di San Daniele e di stabilire delle regole che fossero obbligatorie ed uguali per tutti i produttori.
Una coscia di maiale puo' diventare Prosciutto di San Daniele solo a tre condizioni. Innanzitutto l'origine della materia prima. Le cosce devono provenire esclusivamente da maiali allevati in dieci regioni del centro-nord Italia (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria).
In secondo luogo il rispetto della lavorazione ereditata da un'antica tradizione. Poichè è vietata qualsiasi forma di congelamento delle carni le cosce fresche devono raggiungere rapidamente la cittadina del Friuli collinare per essere lavorate ricreando il ritmo naturale delle stagioni, con l'utilizzo del sale marino, senza l'aggiunta di additivi chimici o conservanti.
Infine è necessario che quanto segue avvenga a San Daniele del Friuli. Si potrebbe definire stagionatura, ma in realtà si tratta di qualcosa di più, che attiene al Genius loci della capitale del prosciutto. E' la natura a venire in aiuto. Ci vuole l'aria buona che soffia qui, dove i venti che scendono dalle Alpi Carniche si incontrano con quelli provenienti dall'Adriatico, portando sentori resinosi che si mescolano con quelli salmastri in un ambiente dove umidità e temperatura sono regolati dalle terre moreniche e dalle acque del Tagliamento, uno degli ultimi fiumi europei a conservare il suo corso originario. Il segreto sembrerebbe svelato, racchiuso in un termine tecnico, il microclima, ma per capire il Prosciutto di San Daniele si deve andare più in profondità nella conoscenza del luogo e dell'identità dei suoi abitanti che da sempre si occupano di farlo arrivare sulle nostre tavole.
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